Commissione parlamentare per le questioni regionali

 Incontro con il Consiglio regionale delle Marche

(Ancona, 2 febbraio 1998)

(Sintesi dei lavori)

Silvana AMATI, Presidente del Consiglio regionale delle Marche, ha espresso un giudizio critico nei confronti dell’iniziativa congiunta ANCI-Giunte regionali, tendente a creare un senato che sia espressione degli esecutivi. Ha, inoltre, sottolineato l’esigenza, sul fronte dell’informazione, di dare una voce alle assemblee elettive regionali. Ha ricordato due iniziative di legge promosse dal Consiglio regionale delle Marche riguardanti, rispettivamente, l’autonomia dei consigli regionali e la previsione della consultazione delle assemblee legislative regionali prima dell’espressione dei pareri della Conferenza Stato-regioni, attinenti all’attività normativa regionale. Infine, sulle questioni del terremoto ha segnalato una perfetta sintonia tra i vari livelli istituzionali.

Si è quindi svolto un articolato dibattito con interventi del deputato GIOVINE, dei consiglieri regionali ROCCHI, PACETTI e GRANDINETTI, dei deputati MIGLIORI e DUCA, dei consiglieri MESCHINI, PROCACCINI, D’ANGELO, MARUCCI e GASPERI. Sono stati affrontati molteplici argomenti: la riforma dello statuto regionale, che è stata demandata ad apposita commissione consiliare, i cui lavori sono peraltro condizionati dall'esito della revisione costituzionale; il ruolo della provincia, che è particolarmente sentito in una regione con una forte polverizzazione degli enti comunali, anche come contrappeso al pericolo del centralismo regionale; la difficoltà di predisporre il bilancio regionale in una situazione di incertezza del gettito IRAP; l’esigenza di coniugare gli interventi di ricostruzione con politiche di sviluppo e ripopolamento delle zone terremotate.

Ha inoltre tenuto una relazione il difensore civico regionale, avvocato DE SABBATA, che si è soffermato sul progetto di legge A. C. 4120, istitutivo del difensore civico nazionale, muovendo alcuni rilievi critici, in relazione alla funzione che esso assumerebbe nei confronti dei difensori civici regionali, nonché in merito, da un lato, all’obbligatorietà dell’istituzione di tale figura da parte delle regioni – auspicabile ma non in linea con l’autonomia regionale – dall’altro, al divieto di istituire il difensore civico nei comuni con meno di 50.000 abitanti.

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Incontro con la Giunta regionale delle Marche

(3 febbraio 1998)

(Sintesi dei lavori)

Vito D’AMBROSIO, Presidente della regione Marche, ha anzitutto delineato il quadro attuale dei rapporti tra i vari livelli di governo del territorio in ambito regionale. Esistono due strumenti istituzionali di raccordo: la Conferenza regionale delle autonomie, formata dai presidenti delle quattro province e da una delegazione di sindaci, che viene consultata sul bilancio e sugli atti di pianificazione generale, nonchè su tutte le leggi più importanti; il Comitato d’intesa, espressione degli organismi associativi degli enti locali, con cui si attua un confronto su linee e strategie politiche.

Per quanto riguarda il decentramento infraregionale, segnala che si è proceduto attraverso leggi di settore secondo una scelta di pragmatismo basata su un processo di concertazione. E’ attualmente in via di presentazione il progetto di legge di attribuzione delle funzioni in materia agricola.

Un aspetto assai delicato è quello del conferimento delle risorse. Al riguardo, a fronte delle restrizioni imposte al sistema delle autonomie dal processo di convergenza per l’Unione monetaria europea, si sono date due risposte importanti agli enti locali, consistenti nel garantire tempi certi (sette-otto mesi) e nel trasferire risorse senza vincoli di destinazione, salvo quelli imposti dalla legislazione statale.

In relazione ai fondi comunitari, non vi sono più zone rientranti nell’obiettivo 1, perchè l’area appenninica rientra nell’obiettivo 5b, mentre l’obiettivo 2 concerne sole due aree ben delimitate.

Per quanto concerne i parchi, attualmente l’otto per cento del territorio ne fa parte. I modelli amministrativi sono diversi, in quanto ai due parchi nazionali pluriregionali dei Monti Sibillini e dei Monti della Laga, si aggiungono tre parchi regionali; per uno di essi la gestione è affidata alla comunità montana.

Nella materia urbanistica esiste una legge regionale del 1992, che ha delegato alle province i relativi compiti, compreso l’esame dei piani regolatori comunali. Si prevede, inoltre, un piano di inquadramento territoriale, basato sui piani provinciali di coordinamento.

La realtà degli enti locali è costituita da un significativo grado di frantumazione cui non sembra poter porre rimedio lo strumento della fusione, rivelatosi impraticabile: a fronte di una popolazione di 1.400.000 abitanti si collocano ben 246 comuni. Si sta, peraltro, cercando di realizzare un collegamento in rete di tutti gli enti locali utilizzando fondi i comunitari 5b.

Sui problemi del terremoto si registra una generalizzata soddisfazione dei sindaci per il lavoro svolto dalla regione, che, non erogando contributi, non interferisce nel rapporto tra enti erogatori e soggetti beneficiari. I comuni fungono da sportello unico per le pratiche.

Su specifici quesiti dei parlamentari MIGLIORI, GIOVINE e DUCA, il Presidente D’AMBROSIO ha affrontato alcune questioni particolari.

In merito al discusso ruolo della provincia egli si è personalmente dichiarato convinto che, al di fuori delle aree metropolitane, vi sia la necessità di un ente intermedio, non di stampo napoleonico, ma che oltre a svolgere le cosiddette funzioni di programmazione di area vasta, abbia caratteri coerenti con specifiche esigenze di ciascuna comunità regionale.

Si è poi soffermato sulle gravi penalizzazioni che deriverebbero alle regioni italiane dalle prospettive delineate in ambito comunitario dalla cosiddetta Agenda 2000. S’impone la definizione entro il mese di febbraio di una strategia unitaria e forte del Governo italiano al riguardo.

Sull’attuazione della legge n. 59 del 1997 è stata vista come reale difficoltà attuativa il problema del trasferimento delle risorse di personale.

Va ricordato, infine, che esiste una legge regionale che prevede interventi "leggeri" per il Giubileo, con una "sponsorizzazione" dei progetti che interessano il territorio regionale. E’ stato inoltre siglato un protocollo d’intesa con la CEI per una equilibrata gestione dell’evento, che costituirà un’occasione per stringere rapporto con i marchigiani residenti fuori dalla regione o addirittura all’estero.

Sono successivamente intervenuti gli assessori SILENZI, MENTRASTI, SPACCA, MASCIONI, BERIONNI e MORUZZI.

Per quanto concerne la finanza regionale è emerso che a fronte di un bilancio regionale di circa 12.000 miliardi, la quota libera è di circa 550/600 miliardi, che rende praticamente impossibile sviluppare politiche regionali.

E’ stato inoltre sottolineato che le particolari caratteristiche di distribuzione della popolazione sul territorio (nei due terzi del territorio risiede solo un quinto degli abitanti) comporterà, con il previsto accorpamento dei fondi comunitari, una notevole perdita di risorse.

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Incontro con gli organismi associativi delle autonomie locali della regione Marche

(3 febbraio 1998)

(Sintesi dei lavori)

Renato GALEAZZI, Presidente della Sezione regionale delle Marche dell’ANCI, dopo aver sottolineato - rispetto ai dibattiti in corso sulla revisione costituzionale - l’esigenza di evitare qualsiasi antagonismo istituzionale, si è soffermato sul senso del principio di sussidiarietà, che non deve essere inteso come una specie di "caduta verticale" di deleghe, nonché sulla necessità avvertita dagli enti locali di un forte processo di semplificazione legislativa e di un disboscamento dell’articolato sistema di procedimenti autorizzatori, che aggrava pesantemente il lavoro delle amministrazioni comunali.

Umberto BERNARDINI, Presidente dell’Unione regionale delle province marchigiane, ha, tra l’altro, ribadito l’effettività dell’istituzione provincia nella regione Marche, ricordando, a titolo esemplificativo, che la delega alle province dei compiti in materia di formazione ha elevato dal 20 al 90 per cento il rapporto di utilizzo delle quote assegnate alla regione dal Fondo sociale europeo. Ha infine evidenziato, con riguardo ai problemi post-terremoto, che la ricostruzione non potrà prescindere dai piani territoriali di coordinamento.

Sono quindi intervenuti: Roberto ALLEVI, sindaco di Ascoli Piceno, che ha sottolineato l’esigenza di superare la situazione di incertezza nella spettanza dei poteri e di pervenire a una semplificazione delle procedure evitando ogni sovrapposizione di ruoli; Roberto PICCININI, segretario della Lega regionale delle autonomie locali, che ha consegnato una serie di documenti elaborati dalla Lega stessa, Riccardo MADERLONI, in rappresentanza delle comunità montane, che ha chiarito che non esiste alcuna competizione tra province e comunità montane, per le quali si devono, peraltro, garantire risorse finanziarie certe; Enzo GIANCARLI, vicepresidente della Provincia di Ancona, che ha sottolineato l’esigenza di una rapida approvazione del disegno di legge di riforma delle autonomie locali e di dare alle province un nuovo profilo istituzionale; il sindaco di Camerino, MENGHI, che ha espresso un giudizio negativo sul documento ANCI-giunte regionali.

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