11. IL RACKET DEL PIZZO

 

11.1 Il pizzo

La mafia ha conosciuto svolte ed evoluzioni, ma il "pizzo", la più antica attività mafiosa, ha sempre mantenuto caratteri costanti: i boss possono essere arrestati o uccisi, le famiglie scompaginate, ma il racket resta sempre un’attività insostituibile, compatibile sia con i traffici più sofisticati sia con le nuove forme della mafia. Ci può essere attività estortiva senza mafia, ma non c’è, né può esserci, mafia senza estorsione: il racket ne rappresenta l’essenza, le fondamenta su cui poter costruire l’edificio del crimine.

 

11.2 Le dinamiche del fenomeno

Tutti questi atti hanno una comune finalità: rimandare a qualcosa di ignoto e quindi di terribile, di fronte a cui non si può non essere impauriti, e abbattere, passo dopo passo, il livello di difesa dell’imprenditore. A questo punto, il commerciante o cede alla richiesta o denuncia gli estortori: non ha altre alternative!

Non è vero che il commerciante che denuncia è sempre un uomo morto, anzi è vero il contrario: a seguito della denuncia la vittima si trova in una posizione di maggiore sicurezza, perché se si subisce una violenza è come leggere subito la firma degli autori e dei mandanti; fare il nome e il cognome degli estortori rappresenta la migliore assicurazione sulla vita.

Non corrisponde alla convenienza criminale colpire la vittima che denuncia, soprattutto quando si trova in una situazione di forza e di sostegno dei colleghi e della comunità.

Diverso è il caso di un soggetto che si espone in solitudine e isolato: se non assume una funzione simbolica, non è necessario ricorrere all’eliminazione fisica; ma, poiché la sua rivolta comunque spezza un consolidato conformismo anche se non ha raccolto proseliti, egli non può continuare a restare in quel territorio e in quell’ambiente : basta fare terra bruciata, è sufficiente diffondere il messaggio che è bene non andare a comprare in quel negozio e nel giro di poco tempo quel commerciante è costretto a chiudere o ad andare via; e, purtroppo, in terra di mafia e di omertà non è difficile giungere a questo esito.

 

11.3 Il movimento antiracket

Come ci si può opporre efficacemente alle richieste estorsive? Ci sono sempre stati imprenditori ribelli che in varie epoche non si sono piegati alle imposizioni di Cosa Nostra e che hanno pagato con la vita il loro coraggio. Per fortuna, adesso c’è un’altra via alla ribellione: con l’esperienza dell’associazione antiracket di Capo d’Orlando si è sperimentato un modello più incisivo e più sicuro.

Attraverso l’associazione si sottrae l’imprenditore a quella condizione di solitudine e di isolamento che costituisce il punto di maggiore debolezza per la vittima e di maggiore forza per il mafioso. L’esposizione solitaria comporta sempre un rischio altissimo e, non a caso, la rappresaglia ha colpito sempre chi ha denunciato il pizzo in solitudine, da Libero Grassi, a Giovanni Pannunzio a Gaetano Giordano, imprenditori uccisi dalla mafia nel 1991-92. Laddove, invece, la vittima è stata "coperta" dall’attività di una associazione o la denuncia è stata il risultato di un’esperienza collettiva, si sono sempre conseguiti alti livelli di sicurezza. Si può colpire un commerciante e spegnere quella sola voce di rivolta, ma non se ne possono colpire dieci o cento o uno tra questi, perché non si annullerebbe la resistenza degli imprenditori. Sono state inflitte condanne a decine di mafiosi per le decisive testimonianze delle vittime, senza che si siano avuti atti di rappresaglia o d’intimidazione verso chi, attraverso l’associazione, si è esposto nelle aule di giustizia. Contro le 40 associazioni antiracket in questi anni, dopo i processi penali in cui si sono costituite parte civile , non vi è stato alcun atto di violenza. Si è riusciti finalmente, e non in via teorica, a conciliare la denuncia del racket con la sicurezza delle vittime.

 

11.4 La legge antiracket

La legge antiracket ha sempre avuto una storia controversa. Il Fondo di solidarietà istituito con il decreto-legge n.419, convertito in legge n.172 del 18 febbraio 1992, ha avuto una dotazione di oltre 150 miliardi mentre ne sono stati erogati meno di dieci. Da poco, il Parlamento ha approvato una nuova legge di modifica (legge 23 febbraio 1999, n.44, "Disposizioni concernenti il Fondo di solidarietà per le vittime delle richieste estorsive e dell’usura") che riscrive l’intera normativa dopo ben tre interventi legislativi : vengono affrontate e, si spera definitivamente risolte, alcune questioni.

Il principio ispiratore della legislazione antiracket è quello di garantire il risarcimento a chi, per avere denunciato richieste estorsive e per aver collaborato con le istituzioni, subisce un danno alla propria attività economica e ai propri beni. Non è un premio quello che lo Stato offre, ma solo il legittimo e giusto ristoro del danno. Così si rende vana l’eventuale rappresaglia mafiosa o l’eventuale attività intimidatoria, perché lo Stato provvede a sostenere l’imprenditore, con un aiuto concreto, a ripristinare la funzionalità dell’azienda.

La legge deve dare un netto segnale di tutela verso tutte, proprio tutte, le vittime di estorsione che collaborano con le istituzioni, non solo per incoraggiare la denuncia di altri imprenditori, ma per chiudere le porte alla criminalità: se il mafioso sa con certezza che il danno che produrrà con un attentato a chi non vuole pagare il pizzo sarà immediatamente risarcito dallo Stato, avrà molte più esitazioni nella rappresaglia, correndo gli stessi alti rischi per un risultato assai dubbio (l’indebolimento economico della vittima); e evidenti saranno i vantaggi per la collettività.

Le domande devono essere presentate entro 120 giorni dalla data della denuncia oppure, per quelli conseguenti a intimidazioni anche ambientali, entro un anno dalla prima minaccia ; l’elargizione è concessa con decreto del Commissario per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, su deliberazione del Comitato ; l’eventuale riesame della deliberazione può essere promosso entro 60 giorni dal Ministro dell’Interno. In attesa della definizione del procedimento può essere concessa una provvisionale fino al 70% dell’ammontare complessivo dell’elargizione ; in ogni caso il Comitato entro 30 giorni dal ricevimento della domanda acquisisce un rapporto iniziale del Prefetto della provincia dove si è verificato l’evento denunciato ; l’esito dell’istanza dovrà essere definito entro 90 giorni ; ci si può avvalere anche delle valutazioni dell’autorità giudiziaria.

 

11.5 Il decalogo antiracket

  1. Non sottovalutare mai la prima telefonata, il primo segnale "strano", il primo passaggio dal negozio di persone sospette.
  2. Mettiti subito in contatto con le forze dell’ordine.
  3. Chiedi che in questa fase ti sia garantito il necessario anonimato.
  4. Non chiudere subito la trattativa con l’estorsore : non dire ne’ si ne’ no. Bisogna prendere tempo.
  5. Devi farli arrestare tutti. Non precipitare i tempi serve a fare venire allo scoperto il maggior numero di persone coinvolte. Si evita così di far arrestare solo l’ultima ruota del carro.
  6. Non fidarti dei falsi amici. Spesso entrano in gioco nuove figure che intervengono per svolgere la mediazione.
  7. Non cedere alla paura. Se cedi adesso è finita : hai ceduto per sempre. E’ il momento di assumerti la responsabilità più impegnativa.
  8. Evita di esporti da solo. Il coraggio del singolo non è mai sufficiente, occorre l’"intelligenza". Occorre parlare con altri colleghi, coinvolgere le associazioni di categoria, far nascere l’associazione antiracket.
  9. Ricerca la solidarietà dell’intera comunità. L’estorsione non riguarda solo gli imprenditori e gli operatori commerciali, ma tutti i cittadini. Non sentirsi isolati da’ forza. E’ questa la vera protezione alla tua persona.
  10. Ora non sei più solo. L’associazione, con i propri legali, interviene nel processo penale costituendosi parte civile. Fiduciosi bisogna aspettare la sentenza di condanna.

 

12. L’USURA

 

12.1 La minaccia dell’usura

L’usura è un fenomeno tanto antico quanto tollerato, di cui per tanto tempo non se ne avvertiva la pericolosità sociale. Le stesse sanzioni penali erano particolarmente blande, al punto che fino al 1992 non era obbligatorio l’arresto neanche in caso di flagranza. Questa considerazione appartiene ad un tempo in cui l’usura era esercitata dal "cravattaro" di quartiere, impegnato a svolgere la sua attività in un ambito ristretto e con soggetti ben conosciuti.

Negli ultimi anni invece alla tradizionale attività del "cravattaro" si è affiancata quella di vere e proprie organizzazioni che agiscono attraverso insospettabili commercianti, commercialisti, professionisti, finanziarie. Inoltre, per l’aggravarsi delle difficoltà di tante piccole e piccolissime aziende e per il restringimento dell’accesso al credito, è cresciuto enormemente il numero delle vittime di usura che svolgono un’attività economica : all’usura ci si rivolge non solo per affrontare emergenze familiari ma per ottenere finanziamenti da utilizzare nell’impresa.

Ancora più pericolosa è l’usura esercitata dalla mafia. In questo caso si innalza vertiginosamente la pericolosità del fenomeno : la stessa riscossione dell’interesse usuraio può diventare un mezzo per il controllo o l’acquisizione della proprietà delle imprese. L’usura, in questo modo, diventa un nuovo canale di riciclaggio del denaro e permette alla mafia di estendere il proprio controllo sul mondo economico (il vero padrone di un impresa è chi la finanzia).

A seguito di questo nuovo configurarsi dei fenomeni usurai, il problema non si esaurisce più nell’ambito del rapporto tra vittima e carnefice ; le conseguenze si ripercuotono sull’intera società e in particolare nei rapporti economici. L’usura è una minaccia all’impresa e al mercato. In primo luogo perché gli interessi usurai sono insostenibili per qualunque azienda ; in secondo luogo perché viene meno quella condizione di parità tra le aziende che è la regola fondamentale del mercato ; infine, soprattutto, perché in una situazione in cui gli imprenditori sono sottoposti a condizionamenti criminali si perde la motivazione a investire e a rischiare, a scapito delle possibilità di sviluppo e di benessere per tutta la collettività.

 

12.2 Gli inganni dell’usura

L’errore. Alla base di una vicenda di usura, quasi sempre, vi è un errore compiuto dalla vittima che, sebbene meriti comprensione, non deve mai essere giustificata. Pensare di poter risolvere le proprie difficoltà finanziarie rivolgendosi ad un usuraio costituisce sempre, senza alcuna eccezione, un grave sbaglio. Colui che offre denaro con interessi sproporzionati o superiori ai limiti previsti dalla legge è solo uno che si arricchisce sulla pelle della povera vittima . Anche se il prestito usuraio può costituire un rimedio (ad esempio, si evita il protesto di un assegno), esso è sempre provvisorio e avvia la vittima ad una sicura rovina.

L’errore può manifestarsi in vari modi :

- nel basarsi solo sul denaro avuto in prestito da una banca (in qualunque attività economica occorre avere un capitale proprio da rischiare) ;

- attraverso l’errore di valutazione di chi vuole sviluppare la propria attività in un settore o in un momento di crisi ;

- attraverso una sopravvalutazione delle proprie capacità ("Ho già ottenuto questi risultati, ce la farò ancora", oppure : "Riuscirò comunque a pagare gli interessi elevati") ;

- nell’incapacità a mantenere un rapporto equilibrato tra il proprio reddito e il tenore di vita ;

- nell’irresponsabilità verso i debiti assunti che alimenta un crescente e insostenibile indebitamento.

Al contrario, bisogna sottrarsi all’illusione del commercio come lavoro facile con un guadagno sicuro : aprire e gestire una bottega non solo richiede disponibilità di capitale ma anche una adeguata formazione professionale.

La seduzione. In conseguenza dell’errore iniziale, ci si può trovare più esposti a quelle che sono le normali vicissitudini di un’attività commerciale (ritardi nel pagare i fornitori, pericolo di un assegno protestato, rapporti difficili con la banca o richiesta di rientro dall’affidamento).

All’inizio l’usuraio può apparire come un amico : si è in difficoltà e si sono utilizzate tutte le somme disponibili in banca, i parenti non hanno più soldi da dare, tutte le porte sono chiuse. E’ a questo punto che si può incontrare un "benefattore" che si offre per risolvere "tutto" e che, immediatamente, apre la borsa e tira fuori il denaro che serve. In questo momento il commerciante non si sente una vittima, non ha coscienza dell’ingiustizia che subisce con l’imposizione di interessi astronomici ; anzi, prova gratitudine per chi si "accontenta" della garanzia di un assegno di alcuni milioni da incassare dopo un mese. Ciò che conta per lui è avere il denaro.

Il prestito usuraio è una illusoria scorciatoia, il rimedio dura un attimo. L’usuraio non è mai un "benefattore", è sempre e solo uno sfruttatore.

Nel labirinto. Infatti, quel denaro prestato a strozzo, segna la rovina del commerciante. Gli interessi elevati fanno entrare in crisi l’attività ; si lavora solo per l’usuraio, tutti i sacrifici arricchiscono il carnefice. Non solo : più il tempo passa, più si rafforza la dipendenza dalla vittima, che avendo bisogno di liquidità e ricevendo altri prestiti, si perde nel labirinto dei debiti, degli interessi e delle scadenze. Non ha più in mano la bussola della propria vita, solo il carnefice, che sa dove arrivare, tiene il timone fermo verso la meta. La vittima paga mese dopo mese, crede di intravedere la via d’uscita, ma si smarrisce sempre di più.

La vittima ha un solo modo per uscire dal labirinto: denunciare il prima possibile.

Il vampiro. Il proseguire del rapporto usuraio porta alla completa distruzione della vittima e di tutte le persone a lui vicine, colpite non solo nei beni, ma anche negli affetti. Ormai, l’usuraio non ha più bisogno di sedurre, e presenta il suo volto minaccioso. E la vittima deve avvertire la forza dell’intimidazione esercitata dagli "amici" dell’usuraio.

L’usuraio non conosce il senso del limite, si ferma solo quando non trova più niente da prendere.

 

12.3 Uscire dall’usura è possibile

Ci può essere qualche via d’uscita per la vittima? Può ritrovare quella speranza distrutta dall’usura e ripensare al proprio futuro ? Molto dipende da se stessi, dalla capacità di reagire e dagli aiuti che si possono ricevere.

L’usura è un reato che può essere efficacemente contrastato solo con la collaborazione di chi ne è vittima. Nel processo la testimonianza dell’usurato è decisiva. Per questo motivo lo Stato, con la nuova legge, cerca di incoraggiare la denuncia delle vittime.

Purtroppo, nei confronti di chi si rivolge agli strozzini vi è sempre stato un forte pregiudizio : l’usurato appare come colui che, rivolgendosi allo strozzino, è causa della sua stessa sorte e come quello che ha compiuto un errore (non è un buon imprenditore, ha tentato investimenti sproporzionati, ecc.). Invece, con la nuova legge antiusura, che ha istituito il "Fondo di solidarietà per le vittime d’usura", si riconosce lo status di vittima a chi è strozzato dagli usurai : a prescindere dal livello di responsabilità personale, si viene riconosciuti come vittima di una grave ingiustizia, compiuta da uno o più criminali, contro i quali lo Stato aiuta a ribellarsi.

Deve essere chiaro, comunque, che in nessun caso si deve giustificare il ricorso all’usura, neanche di fronte a gravi e drammatiche difficoltà economiche e finanziarie. Non solo perché si alimenta un’attività criminale, ma anche perché si compromette definitivamente la propria condizione. Tuttavia, chi cerca l’usuraio, anche se compie un errore, non può essere oggetto di una colpevolizzazione che lo spingerà alla rassegnata accettazione del proprio destino, produrrà vergogna e gli renderà difficile ribellarsi. Bisogna anche evitare la giustificazione di uno stato di assoluta necessità ("non aveva alcuna alternativa, doveva per forza ricorrere all’usura" oppure "per colpa delle banche, ecc.") e avere verso la vittima un approccio critico. All’usurato bisogna offrire aiuti e solidarietà per evitare che continui a vivere in solitudine e di nascosto il proprio dramma.

In questi anni sono nate varie iniziative di solidarietà nei confronti di chi è vittima d’usura, di chi lo potrebbe essere o di chi lo è stato.

Le fondazioni antiusura nate su iniziativa del mondo religioso hanno costituito dei "fondi rischio" per garantire l’elargizione di prestiti a chi potrebbe ricorrere all’usura. Si tratta di importanti iniziative di prevenzione per sottrarre clienti al mercato illegale del denaro.

L’associazionismo laico ha dato vita agli ambulatori antiusura che, avvalendosi dell’apporto volontario di professionisti (penalisti, civilisti, commercialisti, psicologi, esperti bancari, ecc.), offrono solidarietà e consulenza professionale indirizzate a favorire il reinserimento degli usurati nell’economia e nella normale vita civile.

 

12.4 Il Fondo di solidarietà

Lo Stato offre un prestito, a tasso zero, da restituire in cinque anni, pari agli interessi usurai che sono stati pagati e, in alcuni particolari casi, aiuta a risanare l’ammanco per il mancato guadagno e il deprezzamento del valore dell’azienda di chi è stato vittima d’usura.

Questa provvidenza può essere richiesta solo dalle vittime che svolgono un’attività economica, per consentire loro il reinserimento nell’economia legale ; il prestito è condizionato dalla continua verifica dell’utilizzazione delle somme, nella prospettiva della sua restituzione. Infatti, la domanda deve contenere un piano di investimento con l’indicazione della utilizzazione delle somme richieste. La legge, in questo modo, interviene per salvaguardare la libertà di impresa e del mercato.

La condizione per accedere ai benefici è che la vittima denunci all’autorità giudiziaria gli usurai e collabori attivamente al perseguimento del reato. La denuncia è necessaria perché spezza il legame della vittima al carnefice e rende efficace l’aiuto : sostenere chi continua a essere vittima d’usura comporta il rischio che il denaro finisca nelle tasche dell’usuraio. Quando si denuncia, inoltre, diminuisce il rischio di violenza : le intimidazioni avvengono sempre all’interno della relazione usuraia, per superare resistenze ed esitazioni. Denunciando si corrono meno rischi e si è più sicuri.

12.5 Il Fondo di prevenzione

Con la nuova legge antiusura è stato istituito anche il Fondo di prevenzione, attraverso il quale lo Stato offre dei finanziamenti alle fondazioni antiusura affinché, dopo una adeguata e approfondita valutazione, possano offrire una garanzia agli istituti di credito fino alla copertura dell’intero rischio. In tal modo si offre un’alternativa al ricorso all’usura per chi si trova in una condizione di grave difficoltà finanziaria ed è un soggetto a rischio : non facendo prevalere solo principi di natura economica, ma anche quelli di solidarietà, si possono sottrarre potenziali "clienti" al mercato illegale del denaro. Anche i consorzi fidi possono costituire dei fondi speciali a favore degli operatori economici in difficoltà assumendosi un rischio fino all’80%.

 

12.6 Il decalogo antiusura

1. Rivolgiti subito ai superiori dell’istituto di credito quando la banca ti nega un prestito e ti sembra che sia un’ingiustizia. Cerca di ottenere una motivazione per il diniego e sforzati di capire.

2. Denuncia subito se qualcuno della banca che ti ha negato il credito ti indica altri (privati o finanziarie) cui rivolgerti per avere un prestito.

3. Leggi con attenzione tutte le clausole contrattuali quando ti viene concesso il credito. Tanto i tassi che ti vengono proposti quanto le altre condizioni possono essere contrattate.

4. Cerca di concordare sempre un piano di rientro se improvvisamente la banca ti chiede il rimborso del credito. Cerca di evitare gli sconfinamenti (il denaro costa di più e tu sei in una posizione di debolezza) .

5. Quando ti rivolgi ad una finanziaria assicurati che sia abilitata a esercitare il credito.

6. Non rivolgerti mai, per nessuna ragione, a chi ti offre denaro in prestito con rapide procedure chiedendoti in cambio interessi elevati o altre pesanti condizioni. Ricordati che l’usuraio non ti sarà mai amico, non sarà mai il tuo salvatore, ma il tuo carnefice.

7. Rivolgiti ad un Consorzio fidi o alla Fondazione antiusura più vicina alla tua città se nessuna banca o finanziaria è in grado di garantirti un prestito.

8. Denuncia prima possibile l’usuraio. Non esitare a rivolgerti alle autorità di polizia. Adesso esiste una legge che aiuta le vittime d’usura che hanno denunciato.

9. Fatti furbo. Cerca di segnare sempre tutti i movimenti di contante e di titoli, tutti i "dare" ed "avere": possono essere decisivi come prova del tuo sfruttamento usuraio. Quando ti incontri con l’usuraio cerca di registrare le conversazioni o di avere testimoni.

10. Fai valere i tuoi diritti. Mai l’usuraio può presentare istanze di fallimento contro di te e se viene accertato il rapporto usuraio non sono dovuti interessi. Non dimenticare che un’azione civile, alle volte, può essere sospesa quando è pendente un procedimento penale per usura. In ogni caso non restare mai solo : cerca il sostegno di un’associazione di categoria, di un’associazione antiracket e di una fondazione o associazione antiusura.

 

12.7 Parole utili

Affidamento

E’ la fiducia che la banca attribuisce a chi chiede un prestito con la concessione di credito sul conto corrente. Invece, il mutuo è un prestito di media o lunga durata da restituire mediante il pagamento di rate e, di solito, è finalizzato all’acquisto o alla costruzione di un bene immobile.

Assegno

E’ la disposizione di pagamento che un soggetto (correntista) dà alla banca a valere sulle proprie disponibilità. La cambiale è una promessa di pagamento ad un certo termine. L’emissione di assegni senza la necessaria copertura può essere punita penalmente. L’insolvenza nel pagamento di questi titoli dà luogo al protesto.

Banca

E’ un’azienda che raccoglie il risparmio e lo investe effettuando finanziamenti. Invece, le società finanziarie possono concedere solo prestiti (personali, al consumo,ecc), mentre le società di intermediazione (sim) mettono in contatto il cliente con una banca o una finanziaria.

Cravattaro o strozzino

Altri modi di definire l’usuraio.

Fideiussione

E’ una garanzia personale con la quale clienti di provata solvibilità garantiscono un credito.

Fondi rischio

Le cooperative di garanzia (confidi) sono promosse dalle associazioni di categoria i cui soci costituiscono un fondo rischi da offrire a garanzia dei prestiti erogati agli associati dagli istituti di credito. I confidi intervengono con una garanzia fino alla metà dell’importo. E’ uno strumento che agevola notevolmente la concessione del credito.

Garanzia

E’ l’impegno a soddisfare un’obbligazione propria o altrui. Può essere reale (quando è sulla cosa) e personale. L’ipoteca è garanzia reale quando insiste sull’immobile. La garanzia personale è l’obbligo che si assume con la firma.

Interesse

E’ il costo dell’uso di un capitale non proprio. Esso varia col variare del tasso ufficiale di sconto (TUS) che viene assunto come indice del "costo del denaro".

Protesto

E’ l’atto con cui si certifica che un debito (costituito da un titolo di credito) non è stato onorato. La certificazione avviene tramite notaio o segretario comunale. Si può protestare una cambiale o un assegno. I nominativi protestati compaiono sul bollettino dei protesti pubblicato a cura della Camera di commercio. Chi è protestato non può accedere ai canali del credito bancario.

Sconfinamento

Quando il debito verso la banca supera la linea di credito consentita si produce uno sconfinamento (extra-fido) che è da evitare in quanto il tasso d’interesse è notevolmente più alto.

TAEG

Il TAEG (tasso annuo effettivo globale) comprende oltre al tasso nominale anche i costi necessari per la concessione di un prestito. Il TAEG deve essere sempre indicato nei contratti sottoscritti.

Tasso usuraio

Con la nuova legge antiusura (n. 108/1996) è stato stabilito che un tasso é usuraio quando supera della metà la media dei tassi di interesse praticati da banche e da intermediari finanziari. Nella nuova legge rimane la possibilità del giudice di valutare come usuraio un tasso sproporzionato quando la parte offesa si trova in "condizioni di difficoltà economica e finanziaria".

 

13. IL NARCOTRAFFICO

 

13.1 Incidenza della criminalità organizzata nel traffico di droga

Il mercato degli stupefacenti privilegia, sotto il profilo dell'offerta, modelli organizzativi criminali strutturati e dotati, in particolare, di un forte vincolo di coesione interna, caratteristico dei sodalizi di tipo mafioso.

Mediante la collusione con i pubblici poteri negli stati produttori, ottenuta tramite la corruzione di politici e funzionari, le associazioni mafiose continuano ad assicurarsi, nelle complesse operazioni di approvvigionamento, smistamento e distributive della droga, rilevanti profitti che reinvestono in attività lecite.

E' oltremodo probabile che sia intervenuta una proliferazione di alleanze estemporanee tra organizzazioni criminali interne e straniere operanti nel settore dei narcotici, intese alla condivisione degli interessi sul territorio; a confortare tale ipotesi è indicativo il ruolo progressivamente assunto nel traffico internazionale degli stupefacenti dai gruppi nigeriani ed albanesi operanti sul territorio nazionale, riscontrato dall'analisi dei dati statistici relativi alle operazioni antidroga.

L'analisi complessiva delle investigazioni fa conseguentemente ipotizzare che i traffici posti in essere da gruppi criminali extracomunitari in Italia siano effettuati con il placet della criminalità organizzata locale.

Le relazioni internazionali intessute dalle organizzazioni criminali italiane nell'ambito del traffico dei narcotici con i trafficanti dell'area dell'Europa orientale, dell'area mediorientale, africana ed americana costituiscono, inoltre, asse portante anche per le successive fasi del riciclaggio dei proventi, di cui il traffico di stupefacenti costituisce un importante, se non il principale, "reato fonte".

(…) Intorno al mercato della droga si è aggregato un sistema finanziario "parallelo" di proporzioni tali da proiettare le organizzazioni criminali in una dimensione destinata ad incidere sul regolare sviluppo e sulla sicurezza degli stessi stati.

Gli utili conseguiti dalle associazioni criminali vengono, in linea di massima, impiegati come segue:

Di norma le attività si articolano attraverso:

Le suddette tre fasi avvengono, normalmente, in ambito internazionale.

Il progresso tecnologico e lo sviluppo della telematica, al pari con le opportunità per il capitale internazionale di migrare ove sussistano le maggiori condizioni finanziarie, hanno reso tecnicamente possibile il fenomeno comunemente chiamato "globalizzazione dell'economia", ma hanno anche reso più agevoli e difficilmente individuabili le operazioni di riciclaggio.

(…) I trasferimenti di denaro o wire transfer rappresentano un veicolo di riciclaggio particolarmente impiegato, anche in considerazione delle garanzie di riservatezza che direttamente o indirettamente offre e del fatto che un trasferimento elettronico da una parte all'altra del pianeta avviene real time.

I fondi inviati mediante trasferimenti telematici a società offshore , vengono riconvertiti "a pioggia" sotto forma di prestiti legali a società, il che conferisce un apparente legalità all'operazione creando, contestualmente, un tortuoso percorso documentale che rende difficile risalire all'origine della transazione.

Le metodologie seguite per il riciclaggio sono estremamente diversificate ed in continua evoluzione, in relazione anche alla capacità tecnica degli agenti finanziari di cui le organizzazioni criminali si avvalgono.

(…) Da un punto di vista comparativo, va rilevato che le legislazioni estere regolano variamente l'obbligo di identificazione, registrazione e comunicazione delle operazioni finanziarie rilevanti, con il risultato che non sempre è possibile la ricostruzione del percorso dei flussi finanziari di origine illecita.

La repressione del traffico di droga e, più in generale, la lotta alla droga sono aspetti strettamente connessi al contrasto della criminalità organizzata, che trae i proventi principalmente da tale traffico.

La lotta al riciclaggio costituisce l'aspetto più qualificante di tale attività e l'efficacia della relativa strategia presume il coordinato adeguamento della legislazione internazionale, nonché delle risorse umane e tecnologiche, nei riguardi dell'intera area di problema.

 

13.2 Organizzazioni criminali italiane coinvolte nel traffico della droga

 

Cosa Nostra

La mafia siciliana, malgrado la nota frammentazione organizzativa intervenuta a seguito dell'attività di contrasto, ed ancorché impegnata in continui adeguamenti e nella ricerca di nuovi equilibri, controlla tuttora parte rilevante del traffico di droga su scala mondiale, operando nei paesi UE, nel resto d'Europa, nell'area mediorientale, nel Sud, Centro e Nord America, tramite accordi con gli altri gruppi criminali interni ed internazionali, nonché con la recente proliferazione di alleanze estemporanee con elementi appartenenti ad altri gruppi criminali operanti nel settore dei narcotici.

Per quanto riguarda l'eroina e la cocaina, Cosa Nostra sembra aver perso il tradizionale controllo del mercato europeo, con la constatata prevalenza di aree di interesse criminale sul territorio nazionale non più direttamente controllabili e la progressiva transizione da posizioni di monopolio a posizioni di oligopolio o di "compartecipazione agli utili", principalmente a vantaggio della ‘Ndrangheta calabrese.

E' da considerarsi tuttora l'incidenza del controllo mafioso della marineria da pesca siciliana relativamente all'immissione nell'alto Mediterraneo di ingentissimi quantitativi di hashish provenienti dalle coste nordafricane e destinate ai mercati europei.

 

Camorra

L'acquisizione di un ruolo di primo piano nei mercati illeciti della droga è stata sostenuta nei tempi passati da Cosa Nostra con l'affiliazione di contrabbandieri napoletani.

La presenza di una vasta popolazione marginale sul territorio metropolitano rappresenta un serbatoio ideale per l'offerta di lavoro relativo al traffico e allo spaccio di droga.

Attualmente i camorristi hanno un ruolo di primo piano nel traffico della droga, con basi operative in Spagna, in altri paesi europei e dell'America Latina, previo probabili accordi con le altre organizzazioni criminali per la spartizione del mercato internazionale di eroina e cocaina.

 

‘Ndrangheta

L'ingresso perentorio delle principali 'ndrine nel traffico della cocaina e dell'eroina è documentato dalle principali operazioni antidroga, che segnalano la presenza di forti collegamenti con la criminalità organizzata calabrese in Canada, Australia, Argentina, Spagna e Francia meridionale.

La ‘Ndrangheta, peraltro, dopo aver assunto un ruolo di tale rilievo nel traffico della droga, si è progressivamente inserita in attività imprenditoriali lecite, estendendo la propria influenza all'Italia settentrionale tramite l'insediamento di affiliati in quelle aree ed esercitando, tramite solidi rapporti parentali, il controllo di consistenti segmenti di mercato della cocaina proveniente dagli Stati Uniti e dal Sud America e la distribuzione della sostanza in varie aree del pianeta, quali l'Australia e il Canada.

 

Sacra Corona Unita ed altre organizzazioni criminali pugliesi

Le organizzazioni pugliesi sono dedite al traffico di stupefacenti, alle estorsioni, alla gestione del gioco d'azzardo ed allo sfruttamento della prostituzione.

Dai porti e dalle coste pugliesi la Sacra Corona Unita controlla una fiorente attività illecita, storicamente caratterizzata dal contrabbando di sigarette, ed attualmente dal traffico di stupefacenti ed armi e dall'immigrazione clandestina.

Il traffico di clandestini e di droga dall'Albania è gestito in collaborazione con la mafia albanese, sfruttando la posizione geografica di quel Paese per creare un "ponte di transito" verso l'Italia.

 

13.3 I collegamenti tra le organizzazioni criminali italiane e quelle straniere

Le organizzazioni italiane di trafficanti di stupefacenti risultano stabilmente collegate:

 

 

13.4 Aree geografiche di provenienza degli stupefacenti

L’eroina sequestrata in Italia nell’ultimo quinquennio proviene soprattutto dall’Asia, con andamento crescente fino al ’96 ed un picco minimo nel 1997. Quantità notevolmente inferiori provengono dall’Unione Europea e dal resto d’Europa.

Il notevole quantitativo di cocaina sequestrata in Italia proviene direttamente dall’America Latina. Sequestri di cocaina di entità minore provengono dall’Unione Europea, con un andamento oscillante dei relativi dati.

E’ il Maghreb l’area geografica di maggiore provenienza dell’hashis, seguita con quantità minori dall’Unione Europea e dall’Asia.

I quantitativi di marijuana sequestrati provengono da svariate aree geografiche. Analizzando i dati nell’arco temporale si evidenziano le variazioni dei quantitativi di droga provenienti:

Per gli anfetaminici ed in genere per i prodotti di sintesi, le enormi quantità sequestrate provengono quasi esclusivamente dall’Unione Europea.

 

13.5 Rotte del traffico di stupefacenti

 

Eroina

Le principali linee di transito della eroina sono:

Dal Myanmar (Birmania) la morfina è inoltrata verso la Thailandia e l’India. L’eroina giunge a Bangkok, Hong Kong, il Bangladesh, la Malesia (via mare) e il Vietnam attraverso il Laos.

Dalla Thailandia l’eroina raggiunge per via marittima ed aerea il nord America, l’Europa e l’Australia, Hong Kong e Singapore, per essere ulteriormente smistata verso i principali mercati europei e americani.

L’analisi del dato statistico relativo ai sequestri di eroina negli ultimi due anni evidenzia il ruolo progressivamente assunto dai nigeriani nel traffico dello stupefacente per via marittima, in quanto tale forma di trasporto si è evidentemente rivelata più redditizia per quell’area.

La "Rotta Balcanica" è interessata al transito dell’eroina attraverso l’Afghanistan, l’Iran e la Turchia.

Oltre a tale direttrice, si è registrata l’esistenza di nuove rotte che, attraverso l'Afghanistan e gli stati dell'Asia centrale, si dirigono verso l'Ucraina e la Russia.

Per quanto concerne le rotte marittime, il porto di Karachi (Pakistan) risulta una posizione primaria dalla quale l'eroina, attraverso il Mar Rosso verso lo Yemen o attraverso la Somalia, Etiopia e Kenia (cd. Rotta Africana), raggiunge i mercati europei e nord americani.

Le rotte aeree interessano i principali aeroporti internazionali, dai quali i trafficanti spediscono eroina tramite corrieri verso i tradizionali mercati di consumo. Gli aeroporti più utilizzati per il traffico dell'eroina sono quelli pakistani di Karachi, Lahore e Peshawar.

Una quota non trascurabile della produzione mondiale è localizzata in Centro e Sud America (Messico, Colombia, Guatemala).

 

Cocaina

Le principali linee di transito della cocaina sono:

 

Cannabis

Le principali rotte dell'hashish sono:

 

Marijuana

Le principali rotte della marijuana sono:

Inoltre, un nuovo canale di flusso di consistenti dimensioni, di cannabis e derivati è particolarmente attivo fra l'Albania e l'Italia, consolidando una nuova rotta che interessa i porti di Durazzo, Valona e Saranda per la parte albanese e quelli di Bari, Brindisi e Otranto per il versante italiano.

Parte dello stupefacente contrabbandato viene trasportato direttamente dai clandestini ed utilizzato quale "merce di scambio" per l'ingresso clandestino nel territorio nazionale.

 

Droghe sintetiche o designer drugs - anfetamine e metamfetamine (M.D.A. - M.M.D.A. - M.D.M.A. - M.D.E.A.)

I Paesi Bassi e la Polonia restano i principali paesi produttori di metamfetaminici, ma un ruolo sempre più rilevante è assunto dai Paesi quali la Gran Bretagna e la Germania.

La sintesi delle amfetamine ed in genere delle sostanze chimiche di base è attualmente praticata in modo preoccupante nell'ambito della Repubblica Ceca, delle Repubbliche Baltiche e della Cina.

 

13.6 Il riciclaggio di proventi da attività illecite

La direttiva 91/308/CEE adottata il 10 giugno 1991, all’articolo 1, definisce "per riciclaggio dei proventi di attività illecite le seguenti azioni commesse intenzionalmente:

"(…) Mentre fin dalla metà del secolo scorso le principali formazioni criminali svolgevano attività economiche legali e illegali, quali il contrabbando, l’estorsione e la vendita di taluni beni proibiti, è soltanto nel corso degli anni ’70 che il processo di identificazione da parte delle élites criminali con le forze del mercato e dell’accumulazione ha avuto una forte accelerazione. Nel caso delle principali formazioni criminali italiane e soprattutto delle famiglie siciliane associate a Cosa nostra, la "grande trasformazione" è avvenuta con l’ingresso nel più lucroso dei mercati illegali, quello del commercio della droga all’ingrosso e con la conquista di una quota significativa della spesa pubblica nelle regioni più "inquinate" del Mezzogiorno.

L’intensa espansione del traffico di narcotici e delle altre attività economiche illegali ha comportato l’accumulazione di ingenti quantitativi di denaro "sporco". Mentre parte di tali somme è reinvestita in affari illeciti, una quota ancora maggiore dei profitti illeciti è "ripulita" tramite il sistema finanziario domestico ed internazionale. I contatti con la criminalità finanziaria sono quindi venuti a rappresentare un momento cruciale nelle attività della criminalità organizzata tradizionale in quanto i finanzieri d’avventura controllano i canali attraverso i quali il denaro di provenienza illecita circola, viene "lavato" ed è reinvestito in attività lecite.

(…) In base alla tipologia elaborata dal FATF, la Financial Action Task Force istituita dai sette paesi più industrializzati nel 1989, il processo del riciclaggio può essere suddiviso, indipendentemente dalla sua complessità, in tre tappe fondamentali:

- il collocamento, che segna l’ingresso fisico del denaro contante nel sistema finanziario. E’ la fase più difficile e delicata del processo di riciclaggio, nella quale gli apparati investigativi hanno le maggiori probabilità di intercettare i capitali sporchi.

Molte forme di attività criminali producono grandi quantità di contante in piccole denominazioni che devono essere trasformate in una forma di ricchezza più facilmente manovrabile e trasportabile. Si tratta, spesso, di un problema di non poco conto per le organizzazioni criminali: nel corso dell’operazione "Green Ice", compiuta nell’ottobre del 1992, sono state scoperte, negli Stati Uniti, due stanze interamente piene di dollari di piccolo taglio: il denaro, frutto della distribuzione al dettaglio della cocaina, era in attesa di essere immesso nel sistema finanziario per poter venir "ripulito".

Solitamente, le somme di denaro vengono depositate nelle banche e nelle altre istituzioni finanziarie del paese in cui hanno avuto luogo le attività illecite o, più raramente, all’estero.

- la stratificazione, cioè l’attuazione di una serie di complesse operazioni allo scopo di separare il capitale dalla sua origine illecita. Una volta che è avvenuto il collocamento del contante all’interno del sistema finanziario, le probabilità di intercettazione, da parte delle agenzie di contrasto, diminuiscono significativamente. Allo scopo di rendere impossibile la raccolta di elementi probatori sufficienti a stabilire l’origine del denaro, molto spesso vengono compiute, a questo punto, alcune strategie di "stratificazione". Ne esiste una scelta molto ampia: si va dal trasferimento elettronico di denaro, all’uso di conti transitori, all’acquisto di valori mobiliari o di beni – come l’oro, i diamanti e gli oggetti di lusso - da usare come valore di scambio.

Per separare il denaro dalla sua origine illecita e, talvolta, per la sua immissione diretta nel sistema bancario, si fa ricorso ai servizi offerti dai paradisi fiscali, dove è ancora oggi possibile aprire conti fiduciari, il beneficiario dei quali rimane anonimo, o creare società fantasma che dispongono di conti correnti nelle banche locali. Pur di attrarre capitali di una qualsiasi origine, infatti, vari paesi sono disposti, per una lunga abitudine alla corruzione o per una scelta di sviluppo economico, ad offrire la garanzia del segreto bancario ed a rendere difficile ogni collaborazione con gli investigatori stranieri. Una volta che il denaro è stato depositato in un centro off-shore, è assai arduo risalire alla sua origine illecita ed i beni liquidi possono quindi essere immessi nel sistema bancario convenzionale e trasferiti attraverso i canali usuali.

- la terza fase è costituita dall’integrazione delle somme "lavate" nel circuito finanziario legale, così da conferire loro una qualche legittimazione e farle apparire il risultato di affari leciti. Anche in questo caso i metodi sono assai numerosi. Tra i più frequenti è il metodo del loan-back, cioè l’accensione di un prestito presso un istituto finanziario per compiere un investimento lecito ed il pagamento di detto prestito con capitali di origine clandestina. Altre tecniche sono l’utilizzazione di società fantasma, le sovrafatturazioni, la compravendita di società o di beni immobili all’estero con un prezzo diverso da quello di mercato, l’impiego di capitali sporchi depositati su conti fiduciari come garanzia di prestiti che poi non vengono rimborsati, e molte altre".

Nel 1996 il Fondo Monetario Internazionale ha stimato che in tutto il mondo 500 miliardi di dollari sono riciclati ogni anno.